Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
Legislatura provinciale
|
Comune di Trento
|
articoli |
articoli |
articoli |
||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
|
Trento, 30 ottobre 2008 Dalla parte dei bambini e delle bambine I provvedimento governativi, che tanto giustificato scalpore stanno suscitando dalla scuola dell'infanzia all'università, tra gli studenti medi e universitari, tra i genitori e gli insegnanti delle scuola di ogni ordine e grado, nelle centinaia di manifestazioni di piazza e di occupazioni di scuole, ci consegnano il quadro del degrado culturale e politico e della deriva che si è abbattuta sul nostro paese. In mezzo, con i loro bisogni e i loro diritti, ci stanno i bambini, insieme a tutti gli altri soggetti deboli e senza diritto di parola e di voto, come gli immigrati. Ma è dei bambini che voglio parlare, in queste elezioni drogate, esagerate nei tempi e nell'esposizione di candidati e programmi. Che non sono tutti uguali e nei quali dobbiamo saper leggere, anche tra le righe. Chi parla continuamente di famiglia, per esempio - come se le famiglie ce le avessero solo nel centro-destra -, ci consegna il quadro desolante dell'assenza o scarsità di bambini, non solo nelle giovani famiglie che non possono sovente neppure programmarli, ma anche nella distruzione sistematica dello stato sociale di cui la scuola pubblica è un baluardo. Una scuola pubblica sempre più umiliata e messa all'angolo, deprivata di mezzi e di professionalità. E allora abbiamo un bel dire che i bambini, e i giovani, non sono solo il nostro futuro ma anche il nostro presente. I fatti sono qui a dimostrarci il contrario. Purtroppo. I bambini, infatti, non sono solo i figli di queste famiglie virtuali, ma sono anche individui/cittadini, portatori di diritti autonomi, indipendentemente dalla loro appartenenza. Non voglio certo sminuire l'importanza della famiglia come luogo del riconoscimento, dell'accoglimento e della cura. Come luogo degli affetti. Ma ogni bambino ed ogni bambina è un individuo autonomo per diritti, esigenze, bisogni, capacità. Allo stato attuale, invece, ciascuno di loro ha accesso alle risorse solo perché mediate dalla famiglia. Ciò vale per tutti i servizi, per la scuola, per l'asilo, per il nido. Vi è dunque in atto quella che la sociologa Chiara Saraceno chiama «familiarizzazione dei bambini». Così le donne, in una società problematica e difficile come quella che ci viene prospettata dalle «contro-riforme» in atto - per tutte quella della ministra Gelmini -, dimostrano una bassa propensione a fare figli e al massimo si affidano all'assioma «un figlio/un lavoro» (perché sempre più sole nell'affrontare la cura, l'educazione e persino il sostentamento), passano per egoiste e individualiste, pigre e legate alla carriera (ma quale?). Insomma, pare che l'Italia, il cui governo nazionale è nato sul tema forte della famiglia (e infatti molti esponenti di peso ne hanno più di una!), sia il paese d'Europa con meno risorse pubbliche ad essa dedicate. Ma la questione è anche culturale, altrimenti non si spiega perché ci ritroviamo in un paese razzista che si inventa le classi differenziali per i piccoli stranieri, che distrugge il tempo pieno, che sarà molto presto invaso da precari e disoccupati sottratti alla scuola pubblica. Un paese nel quale il 70% delle persone pensa che a un bambino in età prescolare faccia male una mamma che lavora. Meglio una mamma disoccupata, che non arriva alla fine del mese, che ha studiato e acquisito una professionalità alta ma non se ne fa nulla. Meglio una mamma frustrata e un bambino solitario che non socializza e non familiarizza col mondo. Perché gli asili nido, anche in Trentino, sono ancora al di sotto dell'obiettivo europeo del 30%. Ma, se ci vogliamo consolare, la Sicilia, governata da sempre dal centro destra, è all'1%. Serve la loro diffusione e un abbassamento sostanziale dei costi, ai quali la nostra provincia sta lavorando, perché anche la fascia d'età 0-3 anni ha necessità educative e formative. Per ora però sono le mamme e le famiglie, in primis, a farsi carico dei bisogni dei bambini. Così invece della scuola a tempo pieno avremo la mamma a tempo pieno. E che dire del tempo paterno? Quello, anche istituzionalmente, è di là da venire, anche se i giovani padri hanno maturato una diversa consapevolezza della bellezza e dell'importanza dell'esserci anche nel lavoro di cura. Che crea legami forti, sintonia, amore incondizionato. Chiedo rispetto e amore per i bambini, per i luoghi del sapere e delle relazione. Che devono essere multipli e diversificati, che devono favorire il confronto, anche tra culture. Che devono rispondere ai bisogni delle donne che lavorano o che vorrebbero lavorare. I nostri giovani, nelle università, lottano per il diritto al futuro, a competenze certe, a professionalità valorizzate. Chiedono che non vengano tagliati i fondi alla ricerca e all'innovazione; di non dover pagare il costo della crisi finanziaria con l'aumento delle tasse e la diminuzione delle risorse. Sono con loro, sono con i bambini e le bambine. Per loro sciopererò giovedì 30 ottobre e sarò a Roma insieme a molti altri alla manifestazione nazionale. Perché le cose possono e devono cambiare. Lucia Coppola
|
LUCIA COPPOLA
elezioni provinciali
|
||||||
© 2000 - 2022 VERDI DEL TRENTINO webdesigner: m.gabriella pangrazzi |
||||||||
|